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Distributed Ledger Technology: cos'è, quando serve e perché è rivoluzionaria

D l t.

 

La tecnologia che si pone alla base del funzionamento dei crypto-assets, è nota come di Distributed Ledger Technology.

La DLT, o meglio, libro mastro distribuito, rientra nella categoria informatica dei database decentralizzati e distribuiti, ossia sistemi basati su molteplici computer (nodi) che possono trovarsi nello stesso luogo oppure distribuiti nel mondo e collegati tramite un network, in cui tutti i nodi di una rete possiedono la medesima copia del database, che può essere letto e modificato in modo indipendente da ognuno di essi.

La loro particolarità è quella di essere distribuiti su un network globale e di essere basati su crittografia.

Quando un numero sufficiente di nodi incontra  il consenso riguardo una transazione, quest’ultima viene confermata con successo; questo è possibile attraverso speciali algoritmi. Infatti, la struttura della DLT rende necessario un algoritmo di consenso, che è essenzialmente un modo per concordare la validità di ogni transazione in entrata, ossia un meccanismo per definire chi ha il diritto di concatenare il prossimo blocco.  

I due principali meccanismi di consenso adottati sono il Proof-of-Work e il Proof-of-Stake, che sono basati su due logiche molto diverse. Segui le prossime lezioni per capire il loro funzionamento!

 

A cosa serve questa tecnologia?

1. È utile quando dobbiamo conservare qualcosa; la transazione sulla blockchain è per sempre, come i diamanti, tant’è che una delle prime app sviluppate in Italia si chiamava eternity wall, qualunque cosa scritta nel blocco rimaneva lì per sempre. Anche l'articolo del 3/01/2009 di Nakamoto che cita il primo blocco di bitcoin,  The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks rimarrà sulla blockchain per sempre.

 

2. Può servire a conservare qualcosa quando serve a più persone.

Ma non c’è già Google? Si e no. Google è un’azienda molto florida, ma il giorno in cui si spegnerà, i nostri dati saranno finiti.

 

distributed chain

 

3. Riassumendo: è utile quando si vuole conservare qualcosa per più persone ma che duri nel tempo, di conseguenza non c’è soluzione se non affidarsi a qualcuno che garantisce ciò che garantisce la banca (middle man); i soldi della banca ci sono sempre perchè c’è una continuità, e quando una banca fallisce o viene comprata, dati e denaro finiscono in un’altra banca.

Questo, però, richiede di porre fiducia in meccanismi legali, che sono storici nel mondo della finanza, ma nel mondo della tecnologia non ci sono mai stati e probabilmente non ci saranno mai, perchè la tecnologia ha trovato una soluzione (che non è strettamente regolamentare) per far sì che se voglio conservare un dato che serva a più persone per sempre, è stato creato un enorme ledger con tantissime copie, che la probabilità che questo muoia, è troppo piccola, ancor più perchè è incentivato il valore man mano che i nodi diventano di meno. E quando mai diminuissero, c’è comunque un incentivo di valore per quelli che rimangono detentori di tutta questa rete! Se ne rimanesse uno, tutti i bitcoin sarebbero suoi, sebbene qualora arrivassimo sotto i 3, la rete salterebbe perchè molti meccanismi funzionano con il principio di maggioranza, (almeno due contro uno oppure per cambiare qualcosa è necessario il 51%).

 

4. Infine è possibile mettere persone che non si conoscono in condizioni di avere i dati.

Se io voglio sapere l’iban di una persona, in banca ci sono dei meccanismi da rispettare ed inoltre devo necessariamente identificarmi (chi sono, perchè lo faccio..)

Ci sono alcune informazioni che possono essere molto utili da conoscere ma di cui non è necessario l’identificazione da parte di qualcuno, anzi, è proprio opportuno che non si identifichi. Basti pensare alle etichette sugli alimenti, sono un dato, disponibile a tutti, leggibile istantaneamente, di cui è certificato lo scrittore ma non il lettore. Questo esempio nei registri di informazioni digitalizzati e decentralizzati capita spessissimo, in quanto trasparenti. 

Vediamo come.

 

network

 

 

Il progetto originale di internet era quello di essere un’entità libera dai giganti della tecnologia, riguardava la libertà, il decentramento e la condivisione di idee.

 

Web1.0 l'accesso alle informazioni e alla pubblicità era possibile in quanto reperibili online e tramite casella di posta elettronica: vedo il ristorante che mi piace e prenoto una cena; in questo caso sono io a relazionarmi con la controparte.

 

Web2.0 attraverso intermediari come Facebook, Google, posso avere delle informazioni o recensioni ma l’intermediario sa che sono io, e riceverò di conseguenza informazioni e offerte in base a ciò che ho cliccato.

 

Web3.0 ho la possibilità di visualizzare in modo pseudonimo un registro di informazioni senza condividere a mia insaputa dati e senza essere bersagliato di pubblicità. Infatti, uno dei motivi per cui il Web 3.0 è un concetto così importante è perché offre agli individui la proprietà e il controllo sul contenuto che creano.